La sindrome di Rebecca, la prima moglie

Leggendo qualche giorno fa il bravo Luca Massaro  mi è venuto in mente che

Gli uomini dimenticano le proprie ex con più difficoltà rispetto alle donne, questo ho notato, si lo so, sono sessista.
Credo che dovrò scriverci un post che potrei intitolare “Rebecca, la prima moglie”, o forse non lo faccio.
P.S. ‘mazza che ber poste Massa’!

 

Parlo di questa cosa un po’ a titolo personale, un bel po’, e un po’ guardandomi attorno.

Le donne, quando dicono che è finita, quando concludono una storia d’amore, difficilmente hanno ripensamenti, rimpianti, nostalgia (dannazione, sto ancora parlando a titolo personale).

Noi quando ci lasciamo non è che dopo anni ancora ci guardiamo le foto dei nostri ex o ce li ricordiamo quando ascoltiamo le canzoni ce li ricordano (sì, ‘nsomma, m’avete capito).

Pensate che poi a noi nuove moglie o fidanzate faccia piacere questa che io chiamo  sindrome da Rebecca, la prima moglie?

locandinapg15

Noi le vostre ex le odiamo.

Quando guardiamo le loro foto e diciamo accipicchia com’è carina, noi mentiamo spudoratamente ( in realtà pensiamo somiglino a dei  Gremlins).

Quando ci mostrate un oggetto che loro vi hanno regalato noi vorremmo dargli fuoco.

Mi viene in mente una cosa, forse il problema non è di voi uomini ma solo mio….

Massa’, fa conto che  nt’ho detto niente, me sa che manco lo scrivo sto poste.

 

81 pensieri su “La sindrome di Rebecca, la prima moglie

  1. In realtà io credo ci sia un effetto elastico, solo che nelle donne probabilmente si può spezzare prima.
    Una regola abbastanza collaudata è che una donna che ti lascia intorno all’anniversario di lasciamento avrà dei dubbi. Difficilmente in caso a lasciare sia l’uomo, ci saranno ripensamenti annuali. Che comunque col tempo a meno di patologie tendono a scomparire del tutto.

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  2. Mai tornata a cercare un ex, mentre i miei ex sono tornati a cercarmi quasi tutti, anche a distanza di tantissimi anni, uno addirittura più di trenta. Adesso non può cercarmi più perché mi sono trasferita e ovviamente non mi è neanche passato per la testa di comunicarglielo. Comunque non ho mai avuto ripensamenti sulle mie scelte in questo campo, né potrei avere in mente qualcosa negli anniversari, perché le date non le so proprio, ho chiuso quando c’erano le condizioni per chiudere, e mica sono andata a guardare il calendario per potere poi celebrare la ricorrenza!

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      • Per un divorzio però di date ce ne sono tante: quella in cui hai pensato, quella in cui hai deciso, quella in cui hai parlato, quella in cui si è pubblicamente discusso, quella in cui è stato sentenziato, quella in cui è stato tutto definitivamente finito… Non è come sbattere un telefono in faccia all’ora tale del giorno tal’altro e lì si chiude tutto.

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  3. Intanto mi compiaccio tu l’abbia scritto, er poste: anvedi che bel dibbattito ch’è uscito fòri.
    Marginalmente, su quanto sostieni, dico questo, che nella “normalità” dei rapporti di scambio amoroso (non inficiati cioè dal potere, dal denaro e dalla violenza) penso che ancora valga il detto: “L’uomo propone e la donna dispone”. A chi obietta: “Ma è quando l’uomo a lasciare?” credo si possa rispondere: “È perché ha trovato un’altra donna che ha disposto” (poi, vabbè, gli si fa credere che abbia preso lui la decisione del lasciamento: le poche eccezioni confermano la regola).
    In questo caso, sarà anche per questo che ripensa alla sua ex?
    Nel caso in cui per contro è stata lei a lasciare lui, beh, le strade per il maschio sono molteplici: dalla poesia all’alcolismo anonimo.

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  4. Io non ne ho molte di ex, pocherrime, ma non ne ho cancellata a titolo definitivo nessuna.
    Nemmeno quella che avrei voluto davvero.
    Poi non so se sono l’eccezione o la regola.
    Riguardo a Ella, l’attuale, è meglio che non mi dica gnente, ma gnente.
    Ma se insiste, capace che ci faccio delle fantasie sopra.

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  5. Fedifrago ® ha detto:

    Commento (quasi) serio:
    A) le ex che ho lasciato io. Se ho chiuso ci sarà ben stato (più di) un motivo, quindi non avrebbe senso ritornare a cercarle.
    B) le ex che mi hanno lasciato. Se l’anno fatto una volta potrebbero rifarlo ancora, quindi non avrebbe senso ritornare a cercarle.
    Come la metti, quando una storia è finita meglio metterci una pietra sopra; nel caso della mia seconda (ex, appunto) moglie, sarebbe bene che la pietra fosse tombale…… 😉

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  6. myollnir ha detto:

    Le due più belle canzoni d’amore di tutti i tempi – a mio parere, è ovvio – sono due canzoni di nostalgia per le ex.
    Sarà una coincidenza, o mia ignoranza, ma non mi viene in mente nulla del genere cantato da donne. O meglio sì, questa l’hanno cantata anche, molto bene, delle donne (es. Bette Midler), ma è pur sempre una canzone maschile..
    Questa è la prima. La seconda la posterò tra non meno di mezz’ora, perché entrambe hanno bisogno di un po’ di tempo per sedimentare, e magari essere riascoltate.
    Non riesco a sentirle senza che mi vengano i lucciconi.

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  7. myollnir ha detto:

    Ed ecco la seconda, come promesso.
    La cosa sbalorditiva è che sia Waits che Trenet erano molto giovani, quando le hanno scritte.
    Anche questa ha avuto interpreti femminili; su youtube se ne trova una versione di Dalida, che però sconsiglio. Sapevo che era calabrese, ma non pensavo che avesse un accento così forte.

    Mi raccomando, non sono da ascoltare in sequenza.

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    • Le ho ascoltate entrambe, molto belle, soprattutto la seconda, forse perché amo molto il francese.
      Rilancio con un’altra canzone di un uomo che pensa al suo antico amore (mi è tornata in mente quando hai citato Dalida).

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      • myollnir ha detto:

        Bella anche questa, grazie, a proposito di suicidi collegati (valeva la pena morire per Sanremo? Mai che si ammazzi Conchita Wurst, per dire…).
        Il che ci riporta alla questione: esistono canzoni dedicate da donne agli ex, e che non esprimano solo odio o disprezzo? Forse sì, ma non ne conosco.
        Sì, Charles Trenet era un grande; aveva fra l’altro una leggerezza, nel senso migliore del termine, che oggi non vedo da nessuna parte. Oggi è un po’ maudit, perché è nel repertorio del Berlusconi cantante, come se non sarebbe stato meglio se fosse rimasto sulle navi da crociera…

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  8. In realtà, Rebecca con tutto questo non è che c’entri molto però: è la governante che ossessiona la nuova moglie col ricordo dell’altra fino ad avvelenarle la vita, ma il marito la odiava, di rimpiangerla non gli passa neanche per la testa. Delle canzoni proposte qui sopra amo immensamente Lontano lontano. Di Amy Winehouse mi bastano dieci secondi a provocarmi un attacco di orticaria, le altre mi limito a non apprezzarle, diciamo così. La mia proposta è questa:

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  9. Perché è dell’animo femminile pensare sempre al sesso (favole che siano gli uomini a farlo, favole pudiche, veli d’Arianna – che non so chi sia, e nemmeno Rebecca, d’Altronde – ma le accettiamo cavallerescamente). Una donna è bestiolina pratica: unione-sesso, che altro? Un uomo si collega come minimo alla Galassia e risuona di tutta la musica delle sfere, in competizione con esse; poi però passa al pianoforte, all’alpinismo, al problema di lavoro, alla partita, al corso di aliante, alla gita, alla bischerata con gli amici ed a tante altre cose, tutte egualmente fondamentali. Nello stato nascente della coppia (e la prima coppia è solo stato nascente) un uomo mette tutte le sue cose fondamentali davanti alla fanciulla come fanno certi uccellini tropicali che fanno nidi coloratissimi da esibire alla uccellina. Questi uccellini, quando la femmina non apprezza il nido e vola via, lo distruggono con una foga rabbiosa incredibile. Lo stesso accade all’uomo che, quando lei vola via, stona sul piano, casca dal monte, viene licenziato, perde la partita, mette in vite l’aliante, si piglia una storta, in mezzo agli amici bischeri lui è invece cretino, e si dimentica le altre cose.
    Perché gliele aveva sciorinate davanti, erano così importanti, e dice: “ma come: non le apprezza?”
    Ma una donna apprezza tutto, anche le schifezze, se vuole restare; se non vuole, non c’è trasognamento maschile che la smuova al ritorno perché nulla di quello che un uomo fa è di senso pratico. Per una donna, le passioni maschili sono bambinate e se ti vuole bene, sei un adorabile uomo (sesso) bimbo (gioco); altrimenti “mica siam qua per giocare” – dice.

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    • Bestiolina lo dici a tua sorella insieme a tutte le tonnellate di merda che hai scaricato qua dentro. Procura di non trovarti di fronte a me disarmato, se ci tieni a conservarti in buona salute.
      “La donna”? Che cazzo vuol dire la donna? Tu conosci tre miliardi e mezzo di donne e sono tutte fatte con lo stampino?
      E adesso con permesso, che devo andare a vomitare.

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      • Non lo faccia troppo spesso, cara ragazza: nel 1723 il Barone di Wassenaar, per il suo uzzolo emetico, si provocò la rottura spontanea dell’esofago e vi morì. E’ vero che questo permise al Boerhaave l’importante acquisizione nosografica di tale emergenza medica, ma dimostra pure che il suo modo di condurre la questione è superato ed inutile, pur quando avesse il nobile scopo di una qualche utilità. Segua la cura e torni quando ristabilita. Auguri.

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      • Non è carina? O cavolo: ma era mica una aggressione o simile cosa; e poi “una delusione” da chi? Io? Si parla, si chiacchiera, Rachel, non te la prendere così: il Mondo non si cura di queste piccinerie, si parla per divertimento. E comunque, se hai voglia, prova a rileggere quello che ho scritto: potresti accorgerti che era un modo affettuoso ed ironico di trattare la cosa. Un saluto.

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      • Ah. Be’ per usare una insinuazione comicamente presuntiva con qualcuno che non conosci, se non ti sei molto irritata, hai scelto un modo poco efficace di dirmi come la pensi. Ma va bene, andrà meglio la prossima volta. Cucù.

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      • Ah ecco, è arrivato il maestro di comunicazione efficace: la donna è una bestiolina, disprezza la passione, si muove solo per senso pratico (“te la do in cambio di”), ma era solo una chiacchierata, solo per divertimento, per carità, un modo affettuoso e ironico. Poi si lamentano se “l’uccellina” li pianta in asso disprezzando incomprensibilmente i loro doni.
        E con permesso che torno a vomitare.

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