Qui, dal mio Cirano, ci si prepara al Natale con largo anticipo (non siamo nemmeno all’Immacolata).
L’ho aiutato, per quel che ho potuto, a fare un presepe carino, senza troppe pretese.
La bandiera indica il luogo in cui è nato il bambinello.
L’albero di Natale si potrebbe fare meglio, secondo me è un pochino pacchiano.
Noi ebrei siamo molto più discreti quando celebriamo Channukkà.
lgazometro 
A giudicare dall’ultima casa a destra, il luogo è Pisa.
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Gesù il Pisano!
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Io l’ho vista, quella bandiera, io l’ho vista! (E ci ho anche mangiato sotto – divinamente, nonostante le cinque ore di ritardo del volo)
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Una delle bandiere di mio papà.
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Fatto benissimo: ultimamente pare che Gesú sia nato cristiano o musulmano in terra araba…
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E prima che arrivassero gli arabi, miracolo davvero!
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Sembra quasi impossibile!
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in terra PALESTINESE!!!!
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Vedo che non possiede gatti, o meglio, non ne è posseduta. A casa mia sarebbe impensabile un presepio en plein air, e l’albero con le palle l’ho dovuto mettere in balcone.
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Ricordo una tizia a cui spiegavo come si fanno gli aliciotti all’indivia riccia, togli le teste e le code, li apri… e lei: ma io non ci riesco mica. E io: e dai, cosa ci vuole, devi solo pren – Sì, prova tu con quattro gatti in casa!
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Mia mamma che ha il gatto (abbiamo poi scoperto trattarsi di gatta) chiude la porta quando cucina altrimenti non potrebbe combinare niente.
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Per il tempo strettamente necessario alla preparazione di un piatto, riesco a sbattere fuori il gatto dalla cucina; sarei quindi interessato agli aliciotti (nel senso di piccole acciughe?)
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E’ che lì salotto cucina e corridoio era tutto un unico spazio aperto. In teoria avrebbe potuto chiuderli nel bagno, o in camera, ma mi sa che si sarebbero sentiti strepirare fino a tre province più in là.
@myolnir: trattandosi di un piatto della cucina giudaico-romanesca, penso sia più indicata Rachel, che oltretutto è del mestiere. Se poi troverò differenze rispetto a come li faccio io, aggiungerò le mie varianti. E’ un piatto che richiede un po’ di tempo, però: mi sa che sarà più prudente prendere accordi col gatto, meglio se scritti e controfirmati da un notaio.
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È un piatto che cucino da me a lavoro almeno una volta a settimana.
Per un kg di indivia riccia ben lavata, asciugata e tagliuzzata, si mettono un kg di alici (vi consiglio di comprarle già spinate). Le alici andranno asciugate con dello scottex (in cottura sia le alici che l’indivia tirano fuori parecchia acqua). In una boule si mischierà il tutto con olio, sale, pepe, 1 spicchio di aglio tritato. Si mette in forno in una teglia oliata e si cuoce per una ventina di minuti a fuoco alto. Tutto qua. È una ricetta facile facile.
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Ecco, io lo faccio un pochino diverso. Dell’insalata stacco foglia per foglia, la lavo bene e poi la stendo su una graticola cosparsa di sale per farle buttare fuori l’acqua, in modo che si ammorbidisca. Poi nella teglia non li metto mischiati bensì a strati, uno di insalata e uno di alici, e ogni uno+uno strati un filo d’olio, sale e pepe e un po’ di aglio tritato oppure una spolveratina di aglio in polvere.
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È che io ne faccio in quantità industriali quindi mi tocca velocizzare la pratica.
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Ovvio. Poi trovare una graticola per cinque chili di insalata riccia la vedo dura parecchio.
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Abbiamo dimenticato entrambe (anche se dovrebbe essere scontato): le alici vanno aperte a libro.
PS: per “staccare foglia per foglia” naturalmente non è da intendere che vanno prese una per una: si staccano tagliando via la testa.
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@Barbara sono andata a vedere anche come le fa Labna ed ho trovato un tuo commento. Sono d’accordo con te, senza aglio non si può! Ma la sapete una cosa? Cucino gli aliciotti tutte le settimane ma non li mangio, mai nemmeno assaggiati.
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Aliciotti senza aglio è blasfemia pura.
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Brutta cosa, l’indivia… fossi il sig. Train metterei una faccina. Sembra interessante, proverò. E’ un po’ parente delle – da me adorate – sarde in saor, che però hanno aromi diversi (cipolle, uvette, pinoli, salvia, tanto coriandolo, vado a memoria) e che non sono al forno ma fritte. Questo sembra effettivamente più semplice.
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No, delle sarde in saor (saore in padovano; significa sapore) non sono non solo parenti, ma neanche concittadine. Non si conoscono proprio, e se si incontrano per caso rifiutano di salutarsi.
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PIESSE: sono andata a controllare perché non ero sicura di ricordare bene, e invece sì, ricordavo bene: salvia e coriandolo non ci sono. E vanno fritte solo le sarde, prima di unirle a tutto il resto.
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Sì, probabilmente faccio un po’ di confusione perché sono anni che non faccio le faccio più – moglie vegetariana e figli schizzinosissimi, che mi spreco a fare? Le faccio molto raramente per portarle quando mi ospitano, cosa che non succede mai due volte nello stesso posto direbbe, di nuovo, il sig. Train. Ma del coriandolo sono strasicuro, invece non mi ricordo se nella marinatura ci mettessi vino bianco, marsala, aceto o nessuno dei tre. Però, data la provenienza venexiana, credevo che fossero anche queste di tradizione ebraica.
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L’uva passa ed i pinoli sono parecchio usati nei piatti della tradizione ebraica romana.
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Aceto bianco. Coriandolo assolutamente no: è un piatto regionale, come potrebbe starci una spezia esotica?!
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Ah, dimenticavo: se avessi un convivente vegetariano mi vedrei costretta, visto che non li fa lui, a cucinare piatti bestiacei almeno due tre volte la settimana.
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Come sarebbe? I Venexian i fazeva una paca de sghei, importando le spezie dall’Oriente.
Vedere per credere (ora sono a casa e posso guglare):
http://www.ricette-tipiche.com/rc90_Sarde-In-Saor.htm
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Verità veritosa, sangugel conferma.
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Questa è una ricetta spuria: neanche i chiodi di garofano ci vanno: fanno proprio a pugni col sapore delle sarde in saor. Spero che passi di qui Erasmo per dire una parola definitiva.
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Non posso proprio aiutarvi per questa ricetta, dannazione!
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https://www.google.it/?gws_rd=ssl#q=sarde+in+saor
Scartabellatene quante ne volete e ditemi dove trovate quelle due schifezze!
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Ho scritto due volte la risposta e me l’ha mandata in spam: potresti recuperarmela pliz? Todah.
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L’ho tolto dallo spam ma credo tu debba riscriverlo.
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Quando togli un commento dallo spam va nella sezione “in sospeso”: tu devi andare lì e approvarlo. Se lo riscrivessi andrebbe di nuovo in spam
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Fatto
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Todah. (Nella lezione di oggi c’era hi baah e la mia maestra leggeva baha. Non ho avuto il coraggio di correggerla perché ho già dovuto farlo talmente tante volte…).
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Bastano queste?
http://tinyurl.com/z2qayrh
C’è da dire che le ricette regionali hanno spesso moltissime varianti – io per dire se non sbaglio ci mettevo anche qualche bacca di ginepro, he non trovi in nessuna ricetta ma mi ci piace. Comunque Erasmo stasera non è disponibile, sta guardando la Giovanna d’Arco, te la do venti a uno.
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L’ho pensato anche io oggi quando ho visto pubblicizzare l’evento, il tg però ha nominato solo Renzi.
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Ma se cerchi “sarde in saor classiche” non ci trovi né chiodi di garofano, né coriandolo. Comunque aspetto Erasmo.
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Possiede 3 cani che però vivono nel cortile (il presepe e l’albero sono in casa del mio Cirano).
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Da “El Super Strologo” di Dino Durante
A proposito de vescovi, more quelo de Ciosa, e alora se riunisse la zente e a gran magioransa, dato che el prelato gera un omo tanto bon, i decide de imbalsamarlo.
Solo Bepi Boscolo alsa la man, fasendo cenno de no.
– Scusè – el dise – ma imbalsamare el vescovo vien a costare na carga de milioni. No se podarìa métarlo in saore?
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Mi stai insegnando il veneziano, pian pianino.
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*venesiano
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No, Dino Durante è padovano. Formidabile quella battuta (cito a memoria): I ebrei zé el popolo predileto da Dio. Sèto se par caso i ghe gera antipatici?
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Per me che son romana sono dialetti simili.
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Erasmo è un signore, ma se passa di qui mi sa che è la volta che si mette a menare una signora.
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Splendida. Ciosa sarebbe? Chioggia?
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Sì, Ciosa è Chioggia.
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Ehi! Che succede alla tastiera di Barbara?
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Ti sbilancia?
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Sta diventando dislessica.
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Tu ce l’hai su con me, vero? Dillo che ce l’hai su con me!
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@Rachel: certo che Labna, con quelle ricette meravigliose che aveva, e adesso si è convertita al veganesimo perché “ha deciso di mangiare sano”… brrrrrr!
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Quando vengono da me a mangiare e mi dicono: “però sono vegano” io penso, tra me e me, poverino….
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Qui, visto che non ci viene di sicuro, posso dirlo: l’avvocatessa che mi ha minacciato querele e sfracelli vari per avere preso per il culo la buffonata dell’energia tellurica, è vegetariana con intenso tentativo di diventare vegana. Nel senso che se proprio non riesce a trovare “latte”, “panna”, “formaggio” (le virgolette le ritengo doverose) senza lattosio, si rassegna a quelli con, ma solo se proprio non ci sono alternative. E i risultati purtroppo si vedono. Formidabile una delle sue argomentazioni-cavallo di battaglia: dicono che senza proteine animali non si può avere forza, tu guarda il bue che è vegano quanta forza ha! E se valesse la pena di discutere con questi psicopatici, si potrebbe fargli notare che noi non siamo programmati per essere buoi, ma è escluso che possa valerne la pena.
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No, vabbè, questa del bue non la sapevo.
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Tocca a me riportarvi in tema (ma si può partire da presepi, alberi di Natale e Hanukkah e arrivare ale sarde in saor?). Volevo solo dire che, girando per il web ho visto certe menorah (si chiamano così anche quelle di Hanukkah, vero?) che all’albero di Natale del tuo Cirano gli fanno un baffo!
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Chanukkiah, plurale chanukkiot.
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Oh, grazie Barbara!
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La chanukkiah può permettersi qualunque fantasia e bizzarria, la menorah no.
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Arigrazie!
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Prego e riprego.
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E sì, con le chanukkiot ci si sbizzarisce parecchio.
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Sulle sarde in saor: temo che non sia il mio piatto preferito. L’avrò fatto una volta o due. A me non sembra una grande idea quella di friggere il pesce e poi sottoporlo a trattamenti che lo inumidiscono (faccio una parziale eccezione per le triglie alla livornese). Comunque, mi sentirei di escludere che il coriandolo sia nella ricetta originale.
Quanto alle differenze fra padovano e veneziano, vorrei chiedere a Rachel se la parlata di uno di Ceprano le sembra uguale a quella che si sente nel Portico di Ottavia.
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No, non è uguale, mi sa proprio che ho detto una sciocchezza.
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Se Erasmo è la Cassazione, sono disposto a ricorrere a Strasburgo! Comunque da queste parti vanno molto sia il filetto di trota che la cotoletta in carpione, che sono molto simili concettualmente, e che si fanno nello stesso modo delle zucchine (che preferisco): fritte e poi marinate nell’aceto (ma non sono aspre).
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Parlavo dei miei gusti personali, e comunque preciso che mi riferivo al pesce infarinato e fritto.
Quando poi parliamo di zucchine, entriamo in area concia, e non mi permetterei mai di pontificare.
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Pazzi! Voi siete pazzi, il pesce d’acqua dolce non è commestibile.
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Se Erasmo è la Cassazione, sono disposto a ricorrere a Strasburgo!
Quando dicevo ai miei scolari che la carbonara non si può fare con lo speck e che la panna non ci va, loro replicavano: ma noi la facciamo così! Anche al ristorante taldeitali la fanno così! E io rispondevo: bambini miei, voi ci potete mettere anche la marmellata di ciliegie, se vi fa piacere, o la nutella, però non mi dovete venire a dire che quella è una carbonara. Ecco, la stessa risposta la posso dare a te.
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